sabato 2 marzo 2013

Profumo di Sicilia: Panelle palermitane



Con tanta gioia vi do il benvenuto al sesto appuntamento con la rubrica che ormai sta dandomi diverse soddisfazioni, anche perché vi vedo interessanti e apertamente sensibili alla cultura culinaria siciliana. Profumo di Sicilia mi porta ogni mese a pensare, scegliere e assaggiare un pezzo della mia regione, cimentandomi a volte, come stavolta, con piatti sempre conosciuti, ma mai preparati prima dalle mie mani. Anche questo mese ne ho approfittato, e il fritto è tornato a "profumare" la mia cucina. Ma non bruciamo le tappe. Partiamo delle presentazioni, come si conviene. La provincia, a cui è dedicato l'appuntamento di Marzo, è Palermo, il capoluogo della Sicilia. Il fascino della città è di certo dovuto al suo passato movimentato, alle sue radici storiche, una costante importantissima nell'analisi della realtà siciliana, mix di culture, personalità e tradizioni: la presenza di fenici, arabi, normanni e spagnoli segnano il destino e il carattere di Palermo. Essendomi documentata sull'origine del nome (cosa che ho fatto anche per le altre province, perché penso che sia qualcosa di interessante ed emozionante), pare che i Fenici la chiamassero Zyz, ossia "fiore", forse per il fatto che i due fiumi che circondano Palermo rendevano la conformazione del posto simile ad un fiore. Ciò mi è sembrato molto suggestivo e non potevo non farvelo sapere. Artisticamente, quindi, le dominazioni e l'influenza orientale prevalente hanno lasciato tracce evidenti nei principali siti della zona palermitana. Una cosa che di Palermo non si può proprio non notare, poiché evidentissima e sovrastante, è il Monte Pellegrino, assolutamente bellissimo, imponente e visibile da ogni punto della città. Goethe, avendo fatto il suo Gran Tour come ogni giovane europeo di un certo rango, lo definì il più bel promontorio del mondo, pensate un po'! Tante sono le feste caratteristiche di Palermo, perché, come ormai avete imparato, la Sicilia è folclore, movimento, danza, tradizione, simbolo e calore: si pensi alla grande processione in onore della santa patrona Rosalia. Moltissime sono le personalità, in arte, politica e letteratura, legate a Palermo, ma mi va di ricordarvi due comici veri, stelle di un cinema sano e elevato, Franco Franchi e Ciccio Ingrassia, pietre miliari della risata più intelligente. Bene, sorridendo passiamo a parlar di cucina. Non sto a dirvi che la cassata siciliana è il dolce più rappresentativo di Palermo e della Sicilia tutta, ma mi è sembrato più opportuno concentrarmi su un altro aspetto culinario: la Sicilia è una delle patrie italiane del più autentico street food. Un esempio sono le panelle, le protagoniste di questo appuntamento: frittelle di farina di ceci e prezzemolo. In pratica è una specie di polenta, tagliata a quadrotti e fritta. I siciliani DOC la mangiano dentro panini morbidi ricoperti di sesamo (le cosiddette "mafalde ca' ciciulena"). E' stato divertentissimo prepararle e gustarle: dentro rimangono morbide, fuori croccanti grazie alla frittura. Sono semplici, sostanziose e corpose, danno energia e riempiono subito lo stomaco (ideale per uno spuntino improvviso o per una cena alternativa, quando non si ha voglia di mangiare primo, secondo e altro). Ora vi spiego come si fanno. 

Panelle palermitane 



Ingredienti
- 500 gr di farina di ceci (io ho usato Molino Chiavazza)
- 1.5 di acqua
- 1/2 cucchiaino raso di sale
- manciata di pepe
- prezzemolo q.b.
- olio di arachidi per friggere

Preparazione. In una pentola versate la farina, l'acqua, il sale e il pepe. Mescolate bene. Mettete sul fornello e, sempre mescolando con la frusta, fate in modo di ottenere un impasto compatto e omogeneo, stando attenti a non farlo attaccare al fondo. Appena vedete che si stacca un po' dai bordi, aggiungete del prezzemolo tritato, mescolate ancora e versate questo composto su un piano ricoperto di carta da forno. Stendete con l'aiuto di un cucchiaio di legno, realizzando un rettangolo grande dello spessore di 1 cm. Quando si è raffreddato, tagliatelo a quadrotti, nelle dimensioni che volete. Friggete le panelle ad una ad una in olio bollente, ambo i lati, e, quando sono dorate, adagiatele su della carta assorbente. Servite calde (magari dentro una buona "mafalda"). Bon appètit, e al prossimo appuntamento con Profumo di semplicità.

6 commenti:

  1. Risposte
    1. Lara, detto da te è mi fa davvero piacere ^^ Stuzzicano eccome!

      Elimina
  2. Ricordo quando le mangiai per la prima volta. A Selinunte, per strada... :-)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Deve essere un bel ricordo, il cibo da strada coinvolge sempre quando si viaggia :)

      Elimina
  3. Adoro le panelle, quando comincio a mangiarle non riesco a smettere, sono una droga!!!! Però le preferisco senza pane, anche se so che l'usanza è di metterle nelle mafaldine, a me piacciono con sopra il prosciutto crudo, buonissime!!!

    RispondiElimina

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...