domenica 30 giugno 2013

Profumo di Sicilia: Cannoli con ricotta

La Sicilia splende e non acceca mai. Gli occhi la guardano e l'anima risponde. Il sole l'illumina e il Mediterraneo la culla. L'afa la soffoca e il tramonto la rende regina. La tradizione le scotta la pelle, l'antichità le soffia all'orecchio. Ogni sasso è lava dell'Etna, ogni limone è un gioiello da custodire. 

Questa è la poesia che m'ispira la mia Sicilia, parole che vanno ben oltre il loro significato, parole che sanno di salsedine e rosmarino, di oliva e uva, di zagara e di arancia, di mare e di terra. L'appuntamento con Profumo di Sicilia è stato per me un viaggio nella mia regione, un contatto diretto con le città che la caratterizzano, con i piatti che più la rappresentano. E' stata una nuotata nel Mar Mediterraneo, una passeggiata su un carretto tutto dipinto. Scendere non si può, anche se oggi la Rubrica giunge al termine. Non si va via dalla Sicilia: essa splende sempre e non acceca mai. 

L'ultimo viaggio di questo mese (e mi scuso tanto di aver ritardato così prima di postare questa ricetta - prendete questo ritardo anche come il desiderio di prorogare al più tardi possibile questa rubrica che ha trovato me e voi tanto partecipi!), come stavo dicendo, l'ultimo viaggio di questo mese lo facciamo a Trapani, l'ultima provincia siciliana di cui mi tocca orgogliosamente di parlare. La ricetta che ho abbinato non è solo tipica del trapanese, ma è un altro simbolo della Sicilia tutta: non mi andava di lasciare questa rubrica senza avervi mostrato, a modo mio, con la mia semplicità, uno dei dolci-simbolo di questa regione. Certo, sto parlando del cannolo! Ma vi tocca attendere un po': prima andiamo in giro per Trapani.





Il profumo di sale è proprio caratteristico di Trapani, chiamata anche "Città del Sale" per la presenza delle sue notissime Saline. A sovrastare la città e a giganteggiare su tutto il panorama intorno è il Monte Erice, simbolo di forza ancestrale e potenza antica, che rende pittoresca la visuale. Ad aggiungere fascino e bellezza alle diverse qualità della città vi sono le splendide spiagge, sottostanti le cinquecentesche Mura di Tramontana (fossi in voi, ci farei un pensierino per questa estate già cominciata!). Attività che da sempre sostenta e caratterizza la zona del trapanese è la pesca, soprattutto del tonno (con la famosa, anche se piuttosto cruenta, mattanza). Dal punto di vista gastronomico, parecchie, anche nel caso di quest'altra provincia siciliana, sono le specialità e i piatti tipici: pasta al pesto trapanese, couscous di pesce, pasta con le sarde e moltissimi altri piatti a base di pesce, naturalmente. Ad aggiungersi a questa lista, che potrebbe essere interminabile grazie alle diverse varianti e tradizioni, è, come già preannunciato sopra, il cannolo (si annoveri anche, tra i dolci-simbolo della Sicilia, la cassata siciliana, di cui trovate ricetta e altro in un questo appuntamento di Profumo di Sicilia). Pare che l'origine del cannolo fosse inerente alle festività carnevalesche: non è un caso che il Carnevale sia, quasi sempre, la culla di molte specialità siciliane (e non solo), dal momento che il Carnevale, il momento più destabilizzante e liberatorio dell'anno, era il periodo in cui ci si poteva "permettere" leccornie simili, eheh! Secondo qualche documentazione a noi pervenuta, pare che lo stesso Cicerone nutrisse grande "venerazione" a questo re della pasticceria siciliana, a cui ancora si porta grande rispetto. E' così buono, che non si può andare in Sicilia e non mangiarne uno! (Se andate in Sicilia, guai a non fare una sosta prolungata in qualche pasticceria rinomata - sarete considerati eretici se non vi sottoporrete al gusto di una cassata o di un eccellente cannolo!). Il cannolo, in poche parole, possiede un involucro di pasta fritta croccante, riempito di solito con ricotta di pecora (io lo preferisco davvero così), oppure (in varianti più "profane") con crema pasticcera o al cioccolato. Io non ho resistito, ed ho voluto preparare i cannoli. Di solito è mia madre ad occuparsi della loro preparazione: tanto di cappello, lei è proprio abituata a farli, da una vita. Io, modestamente, ci ho provato e, dalla vista e dal gusto, vi assicuro che non sono niente male. Prima di salutarvi e di lasciarvi il procedimento, vi invito (se non l'avete fatto) a leggere anche gli altri appuntamento precedenti di Profumo di Sicilia in Rubriche. La Sicilia vi fa una riverenza e vi aspetta. Spero che questa rubrica sia stata di vostro gradimento. Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita in questa piccola grande esperienza. Grazie.

Cannoli con ricotta

Ingredienti
- 250 gr di farina 00
- 40 gr di burro
- 1 uovo medio
- 1 albume
- 1 cucchiaio di zucchero
- 1 cucchiaio di olio d'oliva
- 1 cucchiaino di cacao amaro
- 2 cucchiai di marsala
- 2/3 cucchiai d'acqua
- 1 pizzico di sale
- 1 pizzico di bicarbonato
Per friggere
- olio di semi d'arachidi q.b.
Per il ripieno
- 600 gr di ricotta fresca di pecora
- 60 gr di zucchero a velo San Martino
- 1 pizzico di cannella
Per la decorazione
- zucchero a velo q.b.
- farina di pistacchio q.b.
- cannella q.b.

Preparazione. Cominciate dall'impasto. In una ciotola mettete farina, zucchero, cacao, sale e bicarbonato. Mescolate bene. Aggiungete il burro a pezzetti, l'olio, e strofinate il tutto con le mani. Al centro mettete l'uovo, l'acqua e il marsala. Impastate fino a formare un panetto liscio, omogeneo ed elastico. Coprite con pellicola e mettete da parte per qualche minuto. Nel frattempo setacciate la ricotta, aggiungete lo zucchero a velo, la cannella e mescolate bene. Ponete in frigo questa crema liscia e vellutata. A questo punto prendete il panetto e stendete col mattarello una sfoglia sottilissima. Ricavate dei cerchi di circa 12 cm di diametro. Dall'impasto ne potete ottenere circa quindici. Riscaldate una pentola con bordi alti, piena d'olio di semi d'arachidi. Usando le cosiddette "canne" (non pensate male, voi!) che potete vedere in foto oppure i cilindri da cannolo in acciaio, appoggiate al centro di ciascuno il cerchio di pasta. Piegate i due lembi, bagnandoli con un po' di albume sbattuto. Premete i lembi, altrimenti il cannolo si aprirà. Friggete ad uno ad una in olio bollente, ruotandoli continuamente per non bruciarli. Sfilateli dal cilindro e scolateli in carta assorbente. Riempiteli della crema di ricotta con un sac à poche e decorate spolverando con zucchero a velo e cannella, e immergendo la punta dei cannoli in farina di pistacchio. P.s. Io non l'ho fatto, ma dentro il ripieno si possono mettere gocce di cioccolato oppure pezzi di canditi.
Bon appètit.

Con questa ricetta partecipo al Contest Ricette e Ricotta


venerdì 28 giugno 2013

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venerdì 21 giugno 2013

Due stampi, due ricette

Se hai voglia di stampini originali e funzionali, chiama Silikomart. Se hai voglia di produrre in poco tempo cioccolatini, muffins, cupcakes e gelati, chiama Silikomart. Se hai voglia di qualche risata e di semplici ricette, chiama Profumo di semplicità. 

Allora, sono stata persuasiva? Lo so, gli slogan non sono il mio forte e la mia capacità oratoria è andata a farsi friggere (a proposito, un bel fritto di pesce mi va proprio stasera! Ma questo non vi interessa, naturalmente!). Eppure, anche se io non sono una brava presentatrice (mi chiamerebbero per qualche programma di televendite? No, non lo credo fattibile!), a parte gli scherzi, Silikomart non ha proprio bisogno di elogi o persuasioni da retori stravaganti. Gli stampini in silicone (lo avevate capito dal nome, eh?) che mi sono arrivati per la collaborazione li ho apprezzati molto e per due motivi diversi: delle formine adorabili e adatte per i bambini con cui ho voluto preparare delle mini-angel cakes davvero soffici come nuvole e degli stampi da semifreddi o gelati con cui mi sono divertita un sacco, anche perché, diciamocelo pure, oggi è già Estate (almeno qui nella mia Sicilia) e un buon semifreddo, per di più al pistacchio, non lo si può negare a nessuno.

Semifreddo con yogurt e pistacchi



Ingredienti
- 100 gr di panna fresca
- 125 gr di yogurt al pistacchio
- 2 cucchiai di farina di pistacchio
- 3 cucchiai di zucchero
- 3 fogli di gelatina (colla di pesce)
- stampi (Silikomart, Easy Cream, Tango)

Preparazione. Ammollate la gelatina in un recipiente con acqua fredda. Quando è morbida strizzatela, e fatela sciogliere in un pentolino con due cucchiai di panna e lo zucchero. Quando sarà raffreddato, inserite lo yogurt e la panna ben montata. Mescolate il tutto con la spatola, non facendo smontare la panna. Infine aggiungete la farina di pistacchio. Versate il composto negli stampi. Lasciate in freezer per almeno due ore. Bon appètit.

Baby-mini-Angel-cake



Ingredienti
- 3 albumi d'uovo
- 50 gr di farina 00
- 60 gr di zucchero
- 1 bustina di vanillina
- 1,25 gr di Cremor Tartaro 
- 1 pizzico di sale
- stampi (Silikomart BabyLine, Happy Sea)

Preparazione. Con la frusta elettrica sbattete gli albumi a neve, assieme al Cremor Tartaro. Aggiungete poi zucchero e vanillina, sempre montando con le fruste. Con la spatola inserite la farina setacciata con un pizzico di sale: non smontate il composto. Versate il contenuto negli stampi, facendo attenzione a riempirli tutti, premendo bene. Infornare a 170° per circa 15 minuti. Sfornate e date una spolverata di zucchero a velo. Bon appètit.

lunedì 17 giugno 2013

My Caesar Salad con Salsa Senza-Nome e crostini speziati


La Caesar Salad naque nelle cucine di un ristorante a Tijuana, in Messico, grazie alla fantasia e all'estro dello chef italiano Cesare Cardini, emigrato negli Stati Uniti, dove mostrò la sua bravura e le sue doti culinarie, pur mantenendo sempre costante il ricordo della tradizione del "Bel Paese". Detto questo, a mo' di sapientona tutto-sa-e-tutto-dice, ammetto che, naturalmente e senza falsità, nel momento in cui lessi della Caesar Salad (che già conoscevo di nome e mangiata anche varie volte e vista in parecchi programmi di cucina), designata come ricetta del mese di giugno, beh - diciamola tutta - non avevo idea di come, quando, e soprattutto da chi fosse nata. E, come quando ci si interroga sul proprio naso dopo avercelo avuto in viso per tutta la vita (in maniera pirandelliana, esattamente!), mi son chiesta perché "Caesar". Oh, ciascuno, nella propria mente, si dà le spiegazioni che trova, mica argomentazioni da sofista, ecco! La prima cosa che pensai fu (è ridicola, ma ci sto scrivendo un post, quindi ve la devo dire per forza!) a Giulio Cesare intento a cucinare con la venerabile Julia Child. Forse di questa "fantasia" avrà colpa anche mio figlio, che ogni tanto ho sentito disquisire su argomenti di letteratura latina antica. Allora mi va di espandere questa mia (errata) associazione di idee, dettata dall'ignoranza e da un pizzico di follia sana, in una cosuccia che, al sol pensiero, mi fa sbellicare dalle risate. Ve lo prometto: dopo parlerò della ricetta, ma, prima, godetevi un po' 'sta scenetta (alcune frasi sono state realmente pronunciate da Julia Child, quindi non date a me la colpa!)


- Il dado è tratto, donna! - esclamò Giulio Cesare entrando con prepotenza nella cucina di Julia Child, allestita per un nuovo appuntamento del programma televisivo The French Chef. Le telecamere si spostarono al suo passaggio, tutti rimasero sbalorditi dai calzari, dalla toga e dallo spadone che teneva alla cintura. Qualche paggio lo seguiva (Bruto non c'era, aveva una congiura da preparare) e spargeva petali di rose dappertutto, invitando i cameramen a inchinarsi davanti al divo Cesare. Julia Child si stava sistemando la sua acconciatura sbarazzina e ripassava qualche battuta in francese che le casalinghe americane, in ogni caso, non avrebbero affatto capito. Udito il richiamo del generale, subito accorse a vedere che succedeva. Lo vide mentre cercava di convincere la truccatrice a giocare a dadi con lui, e allora, sagace com'era, fece un cenno al cameraman di turno. - Siamo in Onda!- disse lui, accendendo la telecamera. A causa delle luci accecanti dello show, Cesare si coprì gli occhi con la tunica, così come avrebbe fatto per non vedere le pugnalate di parecchi congiurati (era un tipo ripetitivo, Cesare). - Benvenuti nella Cucina di The French Chef, casalinghe degli Stati Uniti d'America. Oggi abbiamo un ospite ad allietare la nostra cucina: ecco a voi Giulio Cesare! - disse con aria comica Julia Child. Una telecamera fece il primo piano del viso di Cesare: una smorfia fu visualizzata negli schermi vecchiotti di americani affamati di hamburgers. cesare non capì cosa succedeva, ma stese al gioco. - Donna, se vuoi la pace, preparami qualcosa di buono! - disse alla cuoca, avvicinandosi ai fornelli. - Oggi si prepara la Caesar Salad, caro ospite, quindi cominciamo subito dal pollo. Sai, Cesare, massaggio sempre il pollo con una generosa quantità di burro. Perché? Beh, credo che al pollo piaccia. E cosa ancora più importante, mi piace farlo!- esclamò prendendo un buon petto di pollo. 


- Farai il massaggio dopo avermi cucinato un buon pranzetto! Dai a Cesare quel che è di Cesare, donna! - le rispose come comandando una legione. Si misero insieme a tagliare lattuga, a cucinare il pollo, a preparare la salsa. Cesare osservava con aria stranita i movimenti della donna e, ogni tanto, dava uno sguardo a quegli aggeggi luccicanti e riflettenti che lo attorniavano come un gruppo di nemici. - Sei francese, donna? Dovresti leggere il mio De bello Gallico, invece di perder tempo a massaggiar polli - ridacchiò diretto alla Child, dato che stava canticchiando la Marsigliese a squarciagola. - In Francia, o come dici tu, in Gallia, ho imparato una cosa: se sei sola in cucina e ti cade l’agnello per terra, raccoglilo. Chi mai lo verrà a sapere? - disse guardando verso il cameraman. Cesare non approvò molto, ma aiutò la donna ad impiattare. Si spostarono allora in un'altra parte dello studio, adibito a ristorantino della Belle Epoque, con tanto di lampadari luccicanti e fumo nauseabondo di sigarette (Cesare pensò che ci fosse un incendio!). -Penso che ogni donna dovrebbe avere una fiamma ossidrica - disse, a quel proposito, la cuoca. Si sedettero con una Caesar Salad ciascuno e Cesare stava per cominciare a divorare tutto. Ma Julia Child lo fermò: - Saluta il pubblico delle casalinghe americane incompetenti, non è educato mangiare senza salutare! Cesare fece un cenno al cameraman e gli chiese un primo piano. Poi, trionfante come se avesse vinto una battaglia, disse a tutta voce: - Venni, vidi e Mangiai!

Io sto morendo dal ridere, ma adesso mi tocca ritornar seria (e sapientona?) per potervi illustrare la mia versione della Caesar Salad. Io ho usato, a parte gli ingredienti indicati da Leo, cetrioli, mandorle, una salsina carina carina (denominata Senza Nome, perché è stata frutto delle mie paturnie mentali, perché, se esiste già così, non ne ho la più pallida idea!) e dei crostini speziati homemade, ideali per un'insalata come questa, ma anche da soli, per uno squisito aperitivo. 

My Caesar Salad con Salsa Senza Nome e crostini speziati 

Ingredienti
Per la Caesar Salad
- 1 insalata trocadero
- 1 manciata di mandorle tostate
- 1 cetriolo lungo
- 1 petto di pollo
Per la Salsa Senza Nome
- 3 cucchiai di olio EVO
- 100 ml di panna liquida fresca
- 2 cucchiaini di maionese
- 2 cucchiaini di senape
- 3 gocce di Salsa Worcestershire
- aceto di mele q.b.
- pepe q.b.
- 1/2 cipolla piccola
Per i crostini speziati
- 250 gr di farina di semola di grano duro
- 100 ml di acqua tiepida
- 1/2 cucchiaino di zucchero
- 12 gr di lievito di birra
- 3 cucchiai di olio EVO
- 1 pizzico di sale
- 2 cucchiai di grana
- 1 cucchiaio di semi di sesamo
- 1 cucchiaio di origano
- sale e pepe q.b.
- (altro) olio Evo q.b.

Preparazione. Cominciate dai crostini. Fate una fontana con la farina, di lato un pizzico di sale. Nell'acqua tiepida mettete lo zucchero e qui sciogliete il lievito; al centro della fontana mettete l'olio d'oliva e quest'acqua col lievito. Mescolate e cominciate a impastare fino a formare un panetto liscio ed omogeneo, che ricoprite con un panno. Lasciatelo in un luogo asciutto per farlo lievitare per circa un'ora. Quando è raddoppiato, prendete un pizzico del vostro impasto e formate tante palline, più grosse di una nocciola. In una ciotola mettete dell'olio d'oliva, in un altro mescolate sesamo, grana, origano, sale, pepe. Prendete una pallina, schiacciatela, bagnatela da un lato solo nell'olio e appoggiatela nel miscuglio di spezie. Ponete i crostini su una teglia ricoperta da carta da forno. Schiacciate ancora delicatamente con la punta delle dite e con una forchetta punzecchiate la superficie. Infornate a 200-220° per circa 10 minuti (appena sono ben dorati e croccanti, tirateli fuori!). Passate al pollo. (Massaggiatelo, se vi va, come fa Julia Child!). Ponete il petto su una padella antiaderente precedentemente riscaldata. Fatelo ben cotta, da tutti i suoi lati, poi salate e pepate solo leggermente. Passate alla salsa Senza Nome. In un barattolo mettete insieme olio, senape, maionese. Mescolate. Aggiungete la panna, le gocce di Worcenstershire. Mescolate. Pepate e mettete anche un po' di cipolla tritata davvero finemente e l'aceto di mele a piacere. Ecco pronto il condimento. Ora lavate l'insalata, asciugatela bene e ponetela a fondo del piatto o dell'insalatiera. Inserite il petto di pollo tagliato a listarelle, i cetrioli a rondelle, le mandorle tostate e condite con la Salsa Senza Nome. Come al solito, ma oggi ancor di più, Bon appètit!

Con questa ricetta partecipo alla Sfida di Giugno dell'MTC, Caesar Salad



domenica 9 giugno 2013

Tarte tatin alle ciliegie


La tarte tatin mi ha sempre fatto simpatia. L'ho vista fare in televisione, preparata da eminenti e fantastiche blogger di fiducia, fotografata su libri di cucina che riempiono gli scaffali della mia memoria e della mia dimora. Eppure io non l'ho mai fatta. Qualcosa in contrario? Sarò l'unica, forse, ma io non l'ho mai fatta, oh! A volte è meglio essere sinceri, a volte è meglio non nascondersi dietro un dito: la verità produce ferite dolorose e la bugia costruisce trame che feriscono con dolore ancora più profondo. (Mamma mia, che discorsi seri!) E allora perché non dire che questa è stata la mia prima tarte tatin? Le esperienze sono tante e, finché avremo il tempo, non smetteremo di fare pratica. Ma ditemi un po': se il maritino si presentasse a casa con delle ciliegie invitanti, fresche fresche, che fareste voi? Io ipotizzo almeno quattro possibilità, vediamo se siete d'accordo. Possibilità numero uno: dissuadete il maritino a fare una rapida scorpacciata di ciliegie, imboccandovi a vicenda (che cosa romantica!). Possibilità numero due: ci fate un crumble od un clafoutis, dal momento che sono di moda e andate sul sicuro (sicura è soltanto una cosa, purtroppo!). Possibilità numero tre: ricordandovi che, nel caso delle ciliegie, "una tira l'altra", vi mettete alla finestra e le tirate addosso ai passanti (questa possibilità è più pazza delle altre e avrei dovuto optare per questa!). Ora veniamo alla possibilità numero quattro: ci fate una tarte tatin, dal momento che non ne avete mai fatta una e siete imperdonabili (io ho scelto questa, anche se le altre erano più allettanti). 


Vi devo ammettere un'altra cosa: la tarte tatin è semplicissima. Il nome mi ha sempre fatto simpatia, ma a volte il nome, di solito un bel francesismo d'alta cultura culinaria, nasconde complicati intrecci di tecniche stravaganti e pazzesche. Invece no, la tarte tatin si mostra tranquilla e poco complicata. Due note negative le vorrei comunque fare. (Oggi ho la mania di fare elenchi strani, ecco). Nota numero uno: potete scottarvi facilmente quando tenterete di ruotare la tarte (e non ditemi che non vi è mai successo!). Nota numero due: prima di potervi pappare per la prima volta la vostra bellissima tarte tatin, dovete attendere pazientemente ben quaranta minuti in tutto (mica cinque minuti, ecco ...). Ma, in fin dei conti, ne vale davvero la pena: come sempre, in cucina, ogni sforzo è ripagato, ogni scottatura è un premio, ogni fatica è amore.

Ingredienti (per una tarte di 17 cm di diametro)
- 250 gr di ciliegie
- 2 cucchiai di zucchero
- burro q.b.
- 1 rotolo di pasta brisée

Preparazione. Lavate e denocciolate le ciliegie, ma fatele rimanere intere, aprendole delicatamente a metà. Mettetele da parte. Coprite con carta da forno una teglia di diametro di 17 cm. Qui cospargete il fondo con lo zucchero e con qualche fiocco di burro. Ponete allora le ciliegie molto strette tra loro così da ricoprire tutto il fondo. Infornate a 180° (preriscaldato) per circa quindici/venti minuti. Tirate fuori dal forno e mettete da parte. Prendete la pasta brisée e ricavate due cerchi di diametro 17 cm. Sovrapponeteli uno sull'altro e con un mattarello schiacciateli un po' in modo tale da unirli. A questo punto delicatamente adagiateli sopra le vostre ciliegie caramellate. Cercate di premere ai lati. Bucherellate con uno stuzzicadenti. Infornate nuovamente a 200° per venti minuti. Sfornate e sformate, aiutandovi a capovolgere magari con un piattino e togliendo la carta da forno. Servite tiepida, magari accompagnata con una bella boule di gelato alla vaniglia. Bon appètit. 

sabato 1 giugno 2013

Crepes speziate alla panna, con patate e zucchine


Quella che vi racconto oggi è una storia vecchia come il cielo e antica come il tempo: la secolare inchiesta, mai risolta, riguardo alla duratura contesa tra il venerando Signor Guscio d'Uovo e la premurosa Signora Chioccia. Il processo continua da così tanti decenni, che ci si è dimenticati perfino del momento in cui cominciò (alcuni pensano che la lite risalga al tempo dei Dinosauri, altri ritengono che il principio di tutto sia riscontrabile nel periodo della formazione della Crosta Terrestre). In ogni caso, a non essere stato dimenticato è il motivo della discordia: fino ad oggi, inspiegabilmente, non si è riusciti a capire chi sia venuto prima, se l'uovo o la gallina. - No, badi a come parla - mi interrompe la Signora Chioccia - moderi i suoi termini, ochetta di una blogger! L'abbiamo offesa e me ne dispiace: è pur sempre una gallina, ma, in effetti, merita rispetto e commiserazione, dal momento che questo processo l'ha proprio stancata. - Infatti - aggiunge subito - per la rabbia faccio solo un uovo al giorno, e perfino malvolentieri, si figuri! Evidentemente la questione ha scosso tutta la sua persona così tanto, da renderle odiosa ogni minima forma di guscio. - Non me ne parli, ochetta-blogger! Ho una tale repulsione che, quando mi tocca covarne qualcuno, lo faccio fare a qualche mia amica, piuttosto che farlo io! Che situazione, ragazzi. Anche dall'altra parte, nel caso del secondo imputato, le cose non si sono messe bene, sapete? - Il suo è un eufemismo, signora - precisa adesso il Signor Guscio d'Uovo - dopo questa storia non dormo la notte e l'albume mi si frigge da sé, per la bile! L'azione diffamatrice della Signora Chioccia gli ha tolto da anni il lavoro, e per questo non ha potuto mai aprire la sua industria di Omelette: povero Signor Guscio d'Uovo.


  - Non lo scusi troppo, ochetta delle mie zampe, non lo scusi, sa?, perché, anche se nessuno vuole ascoltarmi, lui deve a me la vita, perdinci! La gallina ehm, la Signora Chioccia si scalda facilmente, come potete notare, e immediatamente giunge la saggia risposta della difesa. - Stia attenta a come parla, Signora Chioccia, perché, altrimenti, potrei chiamare a testimonianza perfino un bravo macellaio! Il Signor Guscio d'Uovo non ne può proprio più e ripete a tutti che lui ha pure una prova scientifica della sua superiorità: dice, infatti, che, secondo la teoria del Big Bang, l'Universo si è formato con l'esplosione di un suo trisavolo, il cosiddetto Uovo Cosmo Cosmico. E la scienza è dalla sua parte, signori e signore. - Screanzato e ingrato sei - lo calunnia la Signora Chioccia tutta rossa sul becco - ti meriteresti una beccata come si deve su quel guscio delicato! Come potete vedere, anche nel 2013 la questione non si è conclusa, l'inchiesta continua sempre e gli animi non si sono quietati: la Signora Chioccia insiste nel dire che lei è venuta prima perché madre per nascita e natura; il Signor Guscio d'Uovo ribatte imperterrito, avanzando disquisizioni astronomiche molto strampalate. E allora vi faccio una richiesta: chiunque sapesse qualcosa a riguardo, chiunque conoscesse la verità, chiunque avesse visto qualcosa di sospetto, chiunque volesse andare a testimoniare per una o per l'altra parte, è pregato di recarsi presso la Corte Generale dei Pollai e dei Tuorli Costituzionali. 


E per onorare questa Inchiesta su cui mi piacerebbe che voi diceste anche la vostra, ho preparato delle crepes, ragazzi. Riempite con panna, zucchine e patate diventano un pasto sostanzioso e d'una cremosità indicibile! Vi invito a farle, anche perché sono velocissime da fare, quando si hanno delle buone uova a disposizione. Quelle che vedete sono le uova delle mie gallinelle (dai, non mi faccio mancare niente nella mia campagna!) e quindi la genuinità è assolutamente garantita. E, se guardate alla fine del post, noterete anche una piccola sorpresa: la mia oca ha covato un uovo e da questo è nato un pulcino tenerissimo, il cui visetto ho voluto condividere con voi, dato che eravamo in tema, ecco. Bene, adesso siamo pronti per la ricetta, ma prima una considerazione: con tutte 'ste foto di uova, mi sembra Pasqua. E invece siamo a Giugno.


Ingredienti
Per le crepes salate
- 4 uova
- 1 pizzico di sale
- 125 gr di farina
- 200 ml di latte
- 1 pizzico di curcuma
- chiodi di garofano macinati q.b.
Per la farcitura
- 3 zucchine piccole
- 2 patate medie
- 1 pizzico di sale
- peperoncino q.b.
- 250 ml di panna da cucina
- 1 foglia d'alloro
- chiodi di garofano macinati q.b.
- 1 spicchio d'aglio
- curcuma q.b.
- 1 scalogno piccolo
- olio evo q.b.
- parmigiano q.b.

Preparazione. In una ciotola sbattete le uova con un pizzico di sale, di curcuma e di chiodi di garofano. Aggiungete piano la farina e mescolate senza creare grumi. Versate il latte. Mettete da parte. Nel frattempo tagliate a rondelle sottilissime le zucchine e le patate, dopo averle rispettivamente lavate e sbucciate. In una padella antiaderente mettete circa quattro cucchiai di olio d'oliva, dove aggiungete lo spicchio d'aglio (che subito toglierete) e lo scalogno tagliato sottilmente. Fate soffriggere le patate e le zucchine per circa dieci minuti, a fuoco moderato. Aggiungete sale, curcuma, chiodi di garofano macinati, un pizzico di peperoncino. Mescolate bene e infine aggiungete la panna. Dopo qualche minuto, spegnete il fuoco, il condimento è pronto. Prendete una padella antiaderente piccola riscaldata, al centro versate un mestolo piccolo del vostro preparato per le crepes. Con un gesto rotatorio, spianate lungo la superficie della padella. Quando notate che la parte inferiore è dorata, alzate un lembo, lo prendete e lo girate con un colpo veloce senza rompere la crepe. Fate dorate l'altra parte e procedete così per le altre. Terminato il tutto, riempitele una ad una con il composto e chiudete in quattro. Adagiate a schiera le crepes ripiene su una pirofila da forno. Irrorate con un filo d'olio extravergine d'oliva e spolverate con parmigiano. Infornate a 200° per circa cinque/dieci minuti. Verranno leggermente croccanti. Bon appètit.



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