lunedì 8 luglio 2013

Frittatine di ricotta al forno


E' il sole a mettere a dura prova le mie prestazioni fotografiche. Io sistemo tutto: il piatto, le posate, i ninnoli che ho scelto per la composizione. E aspetto la luce giusta. No, niente magie da fotografa provetta, non ne sono capace e non ho i mezzi adatti (la reflex è diventata un sogno lontano?). Diciamo che m'arrangio. Io , in ogni caso, aspetto la luce. A volte attendo che il sole cocente se ne vada. Altre volte un raggio di sole proprio mi ci vorrebbe. Il sole gioca con me, coi miei scatti: ci inseguiamo come se giocassimo a nascondino. Guarda che ti prendo, oggi. Nessuna illuminazione divina, magari qualche accecamento, questo ve lo assicuro! Il Sole d'estate è di certo il più birichino. Anche se oggi è stata una giornata nuvolosa (tuoni e lampi, fulmini e saette hanno fatto un bel concerto e, scusate il gioco di parole, mi hanno lasciato sconcertata!), il Sole, senza che io me ne fossi accorta, si è insinuato nel mio obiettivo. Ho scattato le foto stamattina e parecchie nuvole coprivano la zona in cui doveva esserci il Sole. Ma poi è spuntato con tutta la sua grazia e la sua prepotenza, coi suoi raggi dorati e la sua caparbietà celestiale. Mi hai stanato. Allora troverete un po' di luce nelle mie foto: la luce è sempre meglio delle tenebre e rischiarare è un atto d'amore e di verità. E poi, dicendovela io la verità, a me le frittate hanno fatto sempre pensare al Sole di mezzogiorno. Quel loro tocco dorato mi sa di Sole. Avranno anche il suo sapore? Questo post, come avete capito, ha deciso di brillare un po' ed è giusto farlo risplendere a voi. Vi invito allora a gustarvi queste frittatine di ricotta al forno che io ho trovato davvero congeniali per questa giornata (non c'era troppo caldo ed ho potuto accendere il forno con tutta tranquillità). Sono veloci, facili, sfiziose al punto giusto. E poi sono allegre. Come il Sole, no?


Ingredienti
- 3 uova
- 2 albumi
- 250 gr di ricotta di pecora
- 1 cucchaio di prezzemolo tritato
- 12 olive verdi snocciolate
- sale e pepe q.b.
- burro q.b.



Preparazione. In una terrina sbattete le uova e la ricotta. Aggiungete prezzemolo, olive tagliate a rondelle, sale e pepe, gli albumi ben montati a neve (facendo attenzione a non smontarli). Imburrate delle piccole pirofile o stampini, versatevi il composto. Infornate a 170° per venti minuti circa. Quando sono ben cotte, sformate le frittatine e servitele calde o fredde. Bon appétit.

Con questa ricetta partecipo al Contest Ricette e Ricotta
Categoria Finger Food Salati


venerdì 5 luglio 2013

Famiglia è pane appena sfornato


I ricordi della famiglia. Non basterebbe un album di foto a rimembrare tutto il passato: una baraonda di emozioni, un miscuglio di esperienze, un alveare di disavventure. La famiglia ha il sapore del pane sfornato. Ecco, proprio così. Famiglia è pane appena sfornato. Profumo di casa. Vaso di rose appassite dal tempo. Carezza lontana di bimbo. Lacrima e sorrisi. Dolori e speranze. Famiglia è la tavola apparecchiata, i piatti da lavare, le briciole sul divano, l'abbraccio del mare. Famiglia ha il gusto delle cose semplici, ha l'aroma dei giorni passati insieme. Famiglia è colorata: c'è il rosso di una sbucciatura infantile, il giallo di una maglietta sporca di gelato alla vaniglia, il verde d'un amore sempre vivo. Famiglia, in ogni caso, è pane appena sfornato. Si prepara e poi s'inforna. Si ammira e si apprezza. Si spezza e si condivide. Si assaggia e si divora. Famiglia è la sicurezza del domani, il conforto di ciò che è stato. Ogni famiglia è a suo modo, come un pane che si rispetti: avrà il suo odore, e sarà inconfondibile; avrà la sua consistenza, e sarà indimenticabile; avrà il suo sapore, e sarà per sempre. Famiglia è pane appena sfornato di cui si hanno scorte infinite nelle intricate dispense del cuore: non ci si sazia mai della famiglia. Se ci si allontana, si soffre. Se ci si avvicina, si ha il bisogno di un bis.

Io ho voluto concretizzare tutto questo, preparando dei finger food molto gustosi, con olive, pancetta affumicata e pomodoro, farciti con dell'ottima crema di ricotta di bufala all'erba cipollina. Condividere anche con voi (oltre che con la mia famiglia) questa ricetta sarà per me un onore ed una grande gioia. Prendete un bocconcino di pane e assaporate il vostro soggettivo senso di famiglia.

Ingredienti 
Per i bocconcini di pane
- 350 gr di farina tipo O (Molino Chiavazza)
- 125 gr di latte tiepido
- 1 uovo medio
- 1 cucchiaino di zucchero
- 1/2 cubetto di lievito di birra
- 1 cucchiaio di olio EVO
- 60 gr di pancetta affumicata
- 10 olive verdi denocciolate
- 4 pomodorini ciliegino
- sale q.b.
Per spennellare
- 1 tuorlo d'uovo
Per la farcitura
- 350 gr di ricotta di bufala
- erba cipollina q.b.
- 1 cucchiaio di prezzemolo tritato
- 2 tuorli sodi
- sale e pepe q.b.

Preparazione. Sul piano di lavoro fate con la farina una fontana: in un angolo mettete un pizzico di sale, al centro l'olio e l'uovo. Nel latte tiepido aggiungete lo zucchero e fate sciogliere il lievito. Mescolate. Versate al centro della fontana e impastate il tutto, lavorandolo bene fino ad avere un panetto compatto, liscio ed omogeneo. Copritelo con della pellicola e fatelo lievitare per almeno un'ora (il volume deve raddoppiare). Appena è lievitato, stendete l'impasto e mettete al centro le olive tagliate a pezzi, la pancetta affumicata tritata finemente, i pomodorini, precedentemente tagliati, salati e ben strizzati. Amalgamate il tutto impastando. Coprite di nuovo con della pellicola e fate lievitare nuovamente per almeno 45 minuti. Quando il panetto sarà di nuovo lievitato, prendete un po' d'impasto e formate delle palline (ne potreste ricavare circa venti). Adagiate queste su una teglia ricoperta di carta forno. Spennellate la superficie col tuorlo sbattuto e infornate a 220° per circa 15/20 minuti. Appena sono cotti e ben dorati sfornateli. Metteteli da parte. Passate alla farcitura. Sbriciolate i due tuorli sodi in una terrina. Mescolate questi alla ricotta di bufala, ben lavorata. Aggiungete il prezzemolo tritato, l'erba cipollina. Salate, pepate, mescolate tutto molto vigorosamente. Formate una crema liscia e ben omogenea. Se è troppo consistente, aggiungete un filo d'olio EVO. Usando una sac à poche, riempite i vostri bocconcini di pane tagliati quasi a metà. Servite e bon appétit. 


Con questa ricetta partecipo al Contest: Ricette e Ricotta
Categoria Finger Food Salati con Ricotta di Bufala

 

giovedì 4 luglio 2013

Tu es mon petit chou.


Tu es mon petit chou. Apparentemente sembrerebbe un po' un insulto. Letteralmente, "Tu sei il mio piccolo cavolo", non è che suoni proprio bene, avete ragione. Ma se pensate ai bigné (anche detti petits choux), allora il significato di quest'espressione appare manifestamente con tutta la sua dolcezza e tenerezza. "Tu sei il mio piccolo tesoro", dovremmo tradurre, o una cosa del genere. E' una frase molto tenera, a mio parere. I miei parenti, in Svizzera, la usano parecchio, soprattutto coi bambini. Ed ogni volta che mangio un bigné, penso: "Tu es mon petit chou". Sarebbe bello da dire tra fidanzati, magari si fa anche colpo, chi lo sa (oppure, se uno dei due partner sa cosa voglia dire realmente chou, può anche darsi che si arrabbi un po', all'inizio, no?). E, secondo voi, questi petits choux, che ho preparato con le mie manine, non sono degni di essere "il mio tesoro"? Okay, così sembra troppo "stile - Il signore degli anelli"! Gollum/Smigol mi chiederà i diritti d'autore, che ne dite? Speriamo di no. Allora vi regalo questi "tesori", la cui ricetta (semplicissima e notissima) spero custodirete e proverete. 
P.S. Ecco l'attimo della tenerezza: Voi, tutti voi che mi leggete, siete i miei "petits choux".


Ingredienti
Per la pasta choux
- 100 ml di acqua
- 100 gr di burro
- 100 gr di farina
- 1 pizzico di sale
- 3 uova (grandi)
Per la crema pasticcera
- 500 ml di latte
- 150 gr di zucchero
- 1 pizzico di bacca di vaniglia
- 1 pizzico di sale
- 60 gr di farina
- 4 tuorli d'uovo
Per la glassa di copertura
- 80 gr di cioccolato fondente 75% Venchi
- 1 cucchiaino di zucchero a velo
- 1 noce di burro
Per la cremina d'accompagnamento
- 60 gr di cioccolato fondente 75% Venchi
- panna liquida fresca q.b.


Preparazione. Cominciate dalla crema pasticcera. Al latte aggiungete 75 gr di zucchero, la bacca di vaniglia, il pizzico di sale. Mettete sul fuoco e portate ad ebollizione. Nel frattempo, in una ciotola sbattete i tuorli con il rimanente zucchero e la farina. Incorporate il latte caldo, mescolate bene e riversate nel pentolino. Mettete nuovamente sul fuoco e, sempre mescolando, aspettate che la crema si addensi. Spegnete il fornello e mettete la crema da parte. Se fate quest'operazione un giorno o la sera prima, vi trovate avvantaggiati, dal momento che la crema pasticcera verrà usata fredda. 
Passate alla pasta choux. In un pentolino mettete acqua, burro, sale. Portate ad ebollizione. Allora togliete il pentolino dal fuoco e aggiungete la farina, mescolando con l'aiuto della frusta. Mettete il pentolino nuovamente sul fuoco (moderato), mescolate fino a quando l'impasto si stacca facilmente dalle pareti del pentolino. Spegnete il fornello, lasciate raffreddare. Quando il composto diventa semi-freddo, aggiungete un uovo alla volta. Lavorate bene con la frusta per far assorbire il primo uovo, aggiungete il secondo, mescolate di nuovo e solo dopo aggiungete il terzo uovo. Risulta una pasta liscia, omogenea e consistente. Mettete questo impasto in un sac à poche dal beccuccio non troppo largo. Formate dei piccoli ciuffetti sparsi su una teglia coperta di carta da forno. Infornate a 200° per circa 20 minuti. Fate ben attenzione a dorarli bene. Vi consiglio, poco prima di sfornare, di prenderne uno, aprirlo e vedere che dentro sia ben asciutto. Se così, potete tirare fuori i vostri petits choux. Metteteli da parte e fateli raffreddare. Appena sono freddi, con l'aiuto di un sac à poche col beccuccio allungato e piccolo, fate un forellino e riempiteli di crema pasticcera, che avete tirato fuori dal frigo e lavorata un po' con le fruste elettriche (così sarà più morbida ed agevole). Mi raccomando, non rompete i bignè, durante questa operazione. 


A questo punto preparate la glassa. A bagnomaria mettete il cioccolato, la noce di burro e un cucchiaino di zucchero a velo. Mescolate bene il tutto, fino ad ottenere una cremina lisca ed omogenea. Prendete ciascun bigné e, capovolgendoli, immergete la punta in questa glassa. Ponete i petits choux nel frigo, almeno una mezz'ora prima di servirli. Come cremina di accompagnamento, molto deliziosa e goduriosa (mentre ci siamo, facciamo le cose per bene ed intingiamo il bigné anche qui!), sempre a bagnomaria, mettete in un pentolino il cioccolato fondente spezzettato e, a vostro piacere e secondo la consistenza che desiderate, aggiungete la panna, mescolando sempre. Accompagnate con questa cremina (quasi calda) i vostri petits choux ripieni di crema pasticcera. Bon appètit.

Come potete vedere, non ho proprio resistito!

domenica 30 giugno 2013

Profumo di Sicilia: Cannoli con ricotta

La Sicilia splende e non acceca mai. Gli occhi la guardano e l'anima risponde. Il sole l'illumina e il Mediterraneo la culla. L'afa la soffoca e il tramonto la rende regina. La tradizione le scotta la pelle, l'antichità le soffia all'orecchio. Ogni sasso è lava dell'Etna, ogni limone è un gioiello da custodire. 

Questa è la poesia che m'ispira la mia Sicilia, parole che vanno ben oltre il loro significato, parole che sanno di salsedine e rosmarino, di oliva e uva, di zagara e di arancia, di mare e di terra. L'appuntamento con Profumo di Sicilia è stato per me un viaggio nella mia regione, un contatto diretto con le città che la caratterizzano, con i piatti che più la rappresentano. E' stata una nuotata nel Mar Mediterraneo, una passeggiata su un carretto tutto dipinto. Scendere non si può, anche se oggi la Rubrica giunge al termine. Non si va via dalla Sicilia: essa splende sempre e non acceca mai. 

L'ultimo viaggio di questo mese (e mi scuso tanto di aver ritardato così prima di postare questa ricetta - prendete questo ritardo anche come il desiderio di prorogare al più tardi possibile questa rubrica che ha trovato me e voi tanto partecipi!), come stavo dicendo, l'ultimo viaggio di questo mese lo facciamo a Trapani, l'ultima provincia siciliana di cui mi tocca orgogliosamente di parlare. La ricetta che ho abbinato non è solo tipica del trapanese, ma è un altro simbolo della Sicilia tutta: non mi andava di lasciare questa rubrica senza avervi mostrato, a modo mio, con la mia semplicità, uno dei dolci-simbolo di questa regione. Certo, sto parlando del cannolo! Ma vi tocca attendere un po': prima andiamo in giro per Trapani.





Il profumo di sale è proprio caratteristico di Trapani, chiamata anche "Città del Sale" per la presenza delle sue notissime Saline. A sovrastare la città e a giganteggiare su tutto il panorama intorno è il Monte Erice, simbolo di forza ancestrale e potenza antica, che rende pittoresca la visuale. Ad aggiungere fascino e bellezza alle diverse qualità della città vi sono le splendide spiagge, sottostanti le cinquecentesche Mura di Tramontana (fossi in voi, ci farei un pensierino per questa estate già cominciata!). Attività che da sempre sostenta e caratterizza la zona del trapanese è la pesca, soprattutto del tonno (con la famosa, anche se piuttosto cruenta, mattanza). Dal punto di vista gastronomico, parecchie, anche nel caso di quest'altra provincia siciliana, sono le specialità e i piatti tipici: pasta al pesto trapanese, couscous di pesce, pasta con le sarde e moltissimi altri piatti a base di pesce, naturalmente. Ad aggiungersi a questa lista, che potrebbe essere interminabile grazie alle diverse varianti e tradizioni, è, come già preannunciato sopra, il cannolo (si annoveri anche, tra i dolci-simbolo della Sicilia, la cassata siciliana, di cui trovate ricetta e altro in un questo appuntamento di Profumo di Sicilia). Pare che l'origine del cannolo fosse inerente alle festività carnevalesche: non è un caso che il Carnevale sia, quasi sempre, la culla di molte specialità siciliane (e non solo), dal momento che il Carnevale, il momento più destabilizzante e liberatorio dell'anno, era il periodo in cui ci si poteva "permettere" leccornie simili, eheh! Secondo qualche documentazione a noi pervenuta, pare che lo stesso Cicerone nutrisse grande "venerazione" a questo re della pasticceria siciliana, a cui ancora si porta grande rispetto. E' così buono, che non si può andare in Sicilia e non mangiarne uno! (Se andate in Sicilia, guai a non fare una sosta prolungata in qualche pasticceria rinomata - sarete considerati eretici se non vi sottoporrete al gusto di una cassata o di un eccellente cannolo!). Il cannolo, in poche parole, possiede un involucro di pasta fritta croccante, riempito di solito con ricotta di pecora (io lo preferisco davvero così), oppure (in varianti più "profane") con crema pasticcera o al cioccolato. Io non ho resistito, ed ho voluto preparare i cannoli. Di solito è mia madre ad occuparsi della loro preparazione: tanto di cappello, lei è proprio abituata a farli, da una vita. Io, modestamente, ci ho provato e, dalla vista e dal gusto, vi assicuro che non sono niente male. Prima di salutarvi e di lasciarvi il procedimento, vi invito (se non l'avete fatto) a leggere anche gli altri appuntamento precedenti di Profumo di Sicilia in Rubriche. La Sicilia vi fa una riverenza e vi aspetta. Spero che questa rubrica sia stata di vostro gradimento. Grazie a tutti quelli che mi hanno seguita in questa piccola grande esperienza. Grazie.

Cannoli con ricotta

Ingredienti
- 250 gr di farina 00
- 40 gr di burro
- 1 uovo medio
- 1 albume
- 1 cucchiaio di zucchero
- 1 cucchiaio di olio d'oliva
- 1 cucchiaino di cacao amaro
- 2 cucchiai di marsala
- 2/3 cucchiai d'acqua
- 1 pizzico di sale
- 1 pizzico di bicarbonato
Per friggere
- olio di semi d'arachidi q.b.
Per il ripieno
- 600 gr di ricotta fresca di pecora
- 60 gr di zucchero a velo San Martino
- 1 pizzico di cannella
Per la decorazione
- zucchero a velo q.b.
- farina di pistacchio q.b.
- cannella q.b.

Preparazione. Cominciate dall'impasto. In una ciotola mettete farina, zucchero, cacao, sale e bicarbonato. Mescolate bene. Aggiungete il burro a pezzetti, l'olio, e strofinate il tutto con le mani. Al centro mettete l'uovo, l'acqua e il marsala. Impastate fino a formare un panetto liscio, omogeneo ed elastico. Coprite con pellicola e mettete da parte per qualche minuto. Nel frattempo setacciate la ricotta, aggiungete lo zucchero a velo, la cannella e mescolate bene. Ponete in frigo questa crema liscia e vellutata. A questo punto prendete il panetto e stendete col mattarello una sfoglia sottilissima. Ricavate dei cerchi di circa 12 cm di diametro. Dall'impasto ne potete ottenere circa quindici. Riscaldate una pentola con bordi alti, piena d'olio di semi d'arachidi. Usando le cosiddette "canne" (non pensate male, voi!) che potete vedere in foto oppure i cilindri da cannolo in acciaio, appoggiate al centro di ciascuno il cerchio di pasta. Piegate i due lembi, bagnandoli con un po' di albume sbattuto. Premete i lembi, altrimenti il cannolo si aprirà. Friggete ad uno ad una in olio bollente, ruotandoli continuamente per non bruciarli. Sfilateli dal cilindro e scolateli in carta assorbente. Riempiteli della crema di ricotta con un sac à poche e decorate spolverando con zucchero a velo e cannella, e immergendo la punta dei cannoli in farina di pistacchio. P.s. Io non l'ho fatto, ma dentro il ripieno si possono mettere gocce di cioccolato oppure pezzi di canditi.
Bon appètit.

Con questa ricetta partecipo al Contest Ricette e Ricotta


venerdì 28 giugno 2013

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venerdì 21 giugno 2013

Due stampi, due ricette

Se hai voglia di stampini originali e funzionali, chiama Silikomart. Se hai voglia di produrre in poco tempo cioccolatini, muffins, cupcakes e gelati, chiama Silikomart. Se hai voglia di qualche risata e di semplici ricette, chiama Profumo di semplicità. 

Allora, sono stata persuasiva? Lo so, gli slogan non sono il mio forte e la mia capacità oratoria è andata a farsi friggere (a proposito, un bel fritto di pesce mi va proprio stasera! Ma questo non vi interessa, naturalmente!). Eppure, anche se io non sono una brava presentatrice (mi chiamerebbero per qualche programma di televendite? No, non lo credo fattibile!), a parte gli scherzi, Silikomart non ha proprio bisogno di elogi o persuasioni da retori stravaganti. Gli stampini in silicone (lo avevate capito dal nome, eh?) che mi sono arrivati per la collaborazione li ho apprezzati molto e per due motivi diversi: delle formine adorabili e adatte per i bambini con cui ho voluto preparare delle mini-angel cakes davvero soffici come nuvole e degli stampi da semifreddi o gelati con cui mi sono divertita un sacco, anche perché, diciamocelo pure, oggi è già Estate (almeno qui nella mia Sicilia) e un buon semifreddo, per di più al pistacchio, non lo si può negare a nessuno.

Semifreddo con yogurt e pistacchi



Ingredienti
- 100 gr di panna fresca
- 125 gr di yogurt al pistacchio
- 2 cucchiai di farina di pistacchio
- 3 cucchiai di zucchero
- 3 fogli di gelatina (colla di pesce)
- stampi (Silikomart, Easy Cream, Tango)

Preparazione. Ammollate la gelatina in un recipiente con acqua fredda. Quando è morbida strizzatela, e fatela sciogliere in un pentolino con due cucchiai di panna e lo zucchero. Quando sarà raffreddato, inserite lo yogurt e la panna ben montata. Mescolate il tutto con la spatola, non facendo smontare la panna. Infine aggiungete la farina di pistacchio. Versate il composto negli stampi. Lasciate in freezer per almeno due ore. Bon appètit.

Baby-mini-Angel-cake



Ingredienti
- 3 albumi d'uovo
- 50 gr di farina 00
- 60 gr di zucchero
- 1 bustina di vanillina
- 1,25 gr di Cremor Tartaro 
- 1 pizzico di sale
- stampi (Silikomart BabyLine, Happy Sea)

Preparazione. Con la frusta elettrica sbattete gli albumi a neve, assieme al Cremor Tartaro. Aggiungete poi zucchero e vanillina, sempre montando con le fruste. Con la spatola inserite la farina setacciata con un pizzico di sale: non smontate il composto. Versate il contenuto negli stampi, facendo attenzione a riempirli tutti, premendo bene. Infornare a 170° per circa 15 minuti. Sfornate e date una spolverata di zucchero a velo. Bon appètit.

lunedì 17 giugno 2013

My Caesar Salad con Salsa Senza-Nome e crostini speziati


La Caesar Salad naque nelle cucine di un ristorante a Tijuana, in Messico, grazie alla fantasia e all'estro dello chef italiano Cesare Cardini, emigrato negli Stati Uniti, dove mostrò la sua bravura e le sue doti culinarie, pur mantenendo sempre costante il ricordo della tradizione del "Bel Paese". Detto questo, a mo' di sapientona tutto-sa-e-tutto-dice, ammetto che, naturalmente e senza falsità, nel momento in cui lessi della Caesar Salad (che già conoscevo di nome e mangiata anche varie volte e vista in parecchi programmi di cucina), designata come ricetta del mese di giugno, beh - diciamola tutta - non avevo idea di come, quando, e soprattutto da chi fosse nata. E, come quando ci si interroga sul proprio naso dopo avercelo avuto in viso per tutta la vita (in maniera pirandelliana, esattamente!), mi son chiesta perché "Caesar". Oh, ciascuno, nella propria mente, si dà le spiegazioni che trova, mica argomentazioni da sofista, ecco! La prima cosa che pensai fu (è ridicola, ma ci sto scrivendo un post, quindi ve la devo dire per forza!) a Giulio Cesare intento a cucinare con la venerabile Julia Child. Forse di questa "fantasia" avrà colpa anche mio figlio, che ogni tanto ho sentito disquisire su argomenti di letteratura latina antica. Allora mi va di espandere questa mia (errata) associazione di idee, dettata dall'ignoranza e da un pizzico di follia sana, in una cosuccia che, al sol pensiero, mi fa sbellicare dalle risate. Ve lo prometto: dopo parlerò della ricetta, ma, prima, godetevi un po' 'sta scenetta (alcune frasi sono state realmente pronunciate da Julia Child, quindi non date a me la colpa!)


- Il dado è tratto, donna! - esclamò Giulio Cesare entrando con prepotenza nella cucina di Julia Child, allestita per un nuovo appuntamento del programma televisivo The French Chef. Le telecamere si spostarono al suo passaggio, tutti rimasero sbalorditi dai calzari, dalla toga e dallo spadone che teneva alla cintura. Qualche paggio lo seguiva (Bruto non c'era, aveva una congiura da preparare) e spargeva petali di rose dappertutto, invitando i cameramen a inchinarsi davanti al divo Cesare. Julia Child si stava sistemando la sua acconciatura sbarazzina e ripassava qualche battuta in francese che le casalinghe americane, in ogni caso, non avrebbero affatto capito. Udito il richiamo del generale, subito accorse a vedere che succedeva. Lo vide mentre cercava di convincere la truccatrice a giocare a dadi con lui, e allora, sagace com'era, fece un cenno al cameraman di turno. - Siamo in Onda!- disse lui, accendendo la telecamera. A causa delle luci accecanti dello show, Cesare si coprì gli occhi con la tunica, così come avrebbe fatto per non vedere le pugnalate di parecchi congiurati (era un tipo ripetitivo, Cesare). - Benvenuti nella Cucina di The French Chef, casalinghe degli Stati Uniti d'America. Oggi abbiamo un ospite ad allietare la nostra cucina: ecco a voi Giulio Cesare! - disse con aria comica Julia Child. Una telecamera fece il primo piano del viso di Cesare: una smorfia fu visualizzata negli schermi vecchiotti di americani affamati di hamburgers. cesare non capì cosa succedeva, ma stese al gioco. - Donna, se vuoi la pace, preparami qualcosa di buono! - disse alla cuoca, avvicinandosi ai fornelli. - Oggi si prepara la Caesar Salad, caro ospite, quindi cominciamo subito dal pollo. Sai, Cesare, massaggio sempre il pollo con una generosa quantità di burro. Perché? Beh, credo che al pollo piaccia. E cosa ancora più importante, mi piace farlo!- esclamò prendendo un buon petto di pollo. 


- Farai il massaggio dopo avermi cucinato un buon pranzetto! Dai a Cesare quel che è di Cesare, donna! - le rispose come comandando una legione. Si misero insieme a tagliare lattuga, a cucinare il pollo, a preparare la salsa. Cesare osservava con aria stranita i movimenti della donna e, ogni tanto, dava uno sguardo a quegli aggeggi luccicanti e riflettenti che lo attorniavano come un gruppo di nemici. - Sei francese, donna? Dovresti leggere il mio De bello Gallico, invece di perder tempo a massaggiar polli - ridacchiò diretto alla Child, dato che stava canticchiando la Marsigliese a squarciagola. - In Francia, o come dici tu, in Gallia, ho imparato una cosa: se sei sola in cucina e ti cade l’agnello per terra, raccoglilo. Chi mai lo verrà a sapere? - disse guardando verso il cameraman. Cesare non approvò molto, ma aiutò la donna ad impiattare. Si spostarono allora in un'altra parte dello studio, adibito a ristorantino della Belle Epoque, con tanto di lampadari luccicanti e fumo nauseabondo di sigarette (Cesare pensò che ci fosse un incendio!). -Penso che ogni donna dovrebbe avere una fiamma ossidrica - disse, a quel proposito, la cuoca. Si sedettero con una Caesar Salad ciascuno e Cesare stava per cominciare a divorare tutto. Ma Julia Child lo fermò: - Saluta il pubblico delle casalinghe americane incompetenti, non è educato mangiare senza salutare! Cesare fece un cenno al cameraman e gli chiese un primo piano. Poi, trionfante come se avesse vinto una battaglia, disse a tutta voce: - Venni, vidi e Mangiai!

Io sto morendo dal ridere, ma adesso mi tocca ritornar seria (e sapientona?) per potervi illustrare la mia versione della Caesar Salad. Io ho usato, a parte gli ingredienti indicati da Leo, cetrioli, mandorle, una salsina carina carina (denominata Senza Nome, perché è stata frutto delle mie paturnie mentali, perché, se esiste già così, non ne ho la più pallida idea!) e dei crostini speziati homemade, ideali per un'insalata come questa, ma anche da soli, per uno squisito aperitivo. 

My Caesar Salad con Salsa Senza Nome e crostini speziati 

Ingredienti
Per la Caesar Salad
- 1 insalata trocadero
- 1 manciata di mandorle tostate
- 1 cetriolo lungo
- 1 petto di pollo
Per la Salsa Senza Nome
- 3 cucchiai di olio EVO
- 100 ml di panna liquida fresca
- 2 cucchiaini di maionese
- 2 cucchiaini di senape
- 3 gocce di Salsa Worcestershire
- aceto di mele q.b.
- pepe q.b.
- 1/2 cipolla piccola
Per i crostini speziati
- 250 gr di farina di semola di grano duro
- 100 ml di acqua tiepida
- 1/2 cucchiaino di zucchero
- 12 gr di lievito di birra
- 3 cucchiai di olio EVO
- 1 pizzico di sale
- 2 cucchiai di grana
- 1 cucchiaio di semi di sesamo
- 1 cucchiaio di origano
- sale e pepe q.b.
- (altro) olio Evo q.b.

Preparazione. Cominciate dai crostini. Fate una fontana con la farina, di lato un pizzico di sale. Nell'acqua tiepida mettete lo zucchero e qui sciogliete il lievito; al centro della fontana mettete l'olio d'oliva e quest'acqua col lievito. Mescolate e cominciate a impastare fino a formare un panetto liscio ed omogeneo, che ricoprite con un panno. Lasciatelo in un luogo asciutto per farlo lievitare per circa un'ora. Quando è raddoppiato, prendete un pizzico del vostro impasto e formate tante palline, più grosse di una nocciola. In una ciotola mettete dell'olio d'oliva, in un altro mescolate sesamo, grana, origano, sale, pepe. Prendete una pallina, schiacciatela, bagnatela da un lato solo nell'olio e appoggiatela nel miscuglio di spezie. Ponete i crostini su una teglia ricoperta da carta da forno. Schiacciate ancora delicatamente con la punta delle dite e con una forchetta punzecchiate la superficie. Infornate a 200-220° per circa 10 minuti (appena sono ben dorati e croccanti, tirateli fuori!). Passate al pollo. (Massaggiatelo, se vi va, come fa Julia Child!). Ponete il petto su una padella antiaderente precedentemente riscaldata. Fatelo ben cotta, da tutti i suoi lati, poi salate e pepate solo leggermente. Passate alla salsa Senza Nome. In un barattolo mettete insieme olio, senape, maionese. Mescolate. Aggiungete la panna, le gocce di Worcenstershire. Mescolate. Pepate e mettete anche un po' di cipolla tritata davvero finemente e l'aceto di mele a piacere. Ecco pronto il condimento. Ora lavate l'insalata, asciugatela bene e ponetela a fondo del piatto o dell'insalatiera. Inserite il petto di pollo tagliato a listarelle, i cetrioli a rondelle, le mandorle tostate e condite con la Salsa Senza Nome. Come al solito, ma oggi ancor di più, Bon appètit!

Con questa ricetta partecipo alla Sfida di Giugno dell'MTC, Caesar Salad



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